Vespa rimette in moto la voglia di vivere e si fa interprete di una nuova mobilità, attenta alle nuove esigenze di sicurezza, rispettosa di limiti e distanze.
 
Lo scooter più famoso e più amato al mondo lo fa riproponendo, esattamente dopo 70 anni, una campagna che è entrata nella storia del costume e della comunicazione, “Vespizzatevi”, lo slogan che accompagnò l’Italia e l’Europa nella ricostruzione post bellica e nelle prime fasi del boom economico quando Vespa fu il mezzo di tutti per il recupero della mobilità e quindi della libertà.
 
Cosa significa “Vespizzatevi” oggi? E’ un’esortazione a riappropriarsi della nostra libertà di muoverci in autonomia e sicurezza, gestendo noi le distanze, scegliendo se evitare le file e sfuggire all’affollamento e al traffico. E Vespa lo fa come ha sempre fatto, con lo stile, la classe e l’eleganza che da sempre la contraddistinguono.

La campagna, realizzata da BBH London, vede il contributo di grandi grafici internazionali, stringendo ancora una volta il legame inscindibile che unisce Vespa e il mondo dell’arte. Alla campagna hanno lavorato quattro artisti: l’inglese Paul Thurlby, il francese Quentin Monge, l’argentino Sebastian Curi e l’italiano Agostino Iacurci. Ne sono nati quattro soggetti che celebrano il ricongiungimento tra le persone e ciò di cui ci siamo un po’ dimenticati durante l'isolamento: andare al lavoro in libertà, fuggire dalla città o semplicemente riunirsi con gli amici.

La prima versione del “Vespizzatevi” arriva nel 1950 su grafiche di Nino Ferenzi (in origine Ferencich), il grafico triestino fu il primo a illustrare la campagna che poi vide anche le firme di grandi nomi della réclame quali i francese Bernard Villemot e l’italiano Zambelli.

L’invito, era chiaro: Vespa era il modo nuovo di muoversi, più veloce e facile dei mezzi pubblici, ancora lontani dalla piena efficienza, più economico e accessibile dell’automobile.

Vespizzatevi” costituì una vera rivoluzione linguistica nella comunicazione, creando un verbo a partire dal nome Vespa, una tendenza che porterà a campagne leggendarie come il “Chi Vespa mangia le mele” e "Giovane chi Vespa”del decennio successivo. Vespa produsse una serie di messaggi che sono rimasti nella memoria collettiva, non comuni campagne pubblicitarie ma testimonianze di una attenzione al tessuto sociale che solo Vespa, entrata da subito nella quotidianità di tutti, oggetto di accompagnamento di ricordi personali e soggettive avventure, poteva permettersi.

Dal 1946, quando il primo esemplare uscì dalla fabbrica, ne sono state prodotte oltre 18 milioni che hanno unito in un’unica passione ragazze e ragazzi di culture lontane. Vespa ha saputo interagire con ambienti sociali diversi, ha guidato le rivoluzioni di costume, musicali e giovanili, ha accompagnato i popoli nella loro crescita e li ha fatti correre felici nelle fasi di benessere economico diventando il primo brand globale della mobilità e simbolo di libertà.

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